|
|
Il teatro popolare più famoso di Roma
|
|
|
|
Piazza Guglielmo Pepe -ora completamente sparita- era, in quell'epoca, un'enorme piazzale consacrato alle baracche dei ciarlatani; ed era il ricettacolo dei vagabondi e dei poveri guitti.C' era di tutto: perfino qualcosa di interessante, se non dibuono. Era un'accozzaglia di passatempi, pertutti i gusti, uno piu sollazzevole dell'altro, non escluso quello dell'alleggerimento simultaneo del portafogli e dell'orologio. La grande piazza ospitava ogni sorta di baracconi, dal tiro al bersaglio al museo anatomico, dal carosello al teatro dei galli che cantavano e ballavano prodigiosamente sopra una lastra di bandone. E, sotto la lastra dibandone, c'era niente meno che un... braciere! E potevate inoltre trovare: la donna barbuta; il teatro Mercipinetti con il mistero di Abbragadabbra; il teatro meccanico con la nevicata; il grande museo anatomico (di cose inutili edisgustose a vedersi) premiato con diplomi emedaglie d'oro in tutte le accademie di scienzedel mondo. Il proprietario, Savarino, dicevacon accento straniero: " Cento e piu' figure dicera al naturale, spettacolo scientifico interessante e di alta coltura!...... La piazza era arida e polverosa: sassi per tera come ovi de struzzo. Sipoipioveva, co lipiedi ten'annavi, in barchetta e li schizzi de fanga t'arivaveno ar barbozzo. Ecco com'era Piazza Guglielmo Pepe a quel tempi. Cosi' a Piazza Guglielmo Pepe fra i tanti baracconi vi era quello di don Peppe jovinelli, conosciuto con il nome pretenzioso di Teatro Umberto. Fu li' che lo tentai una nuova prova: quella dell'artista di prosa. Fu una vita selvaggia, allegra e guitta, e un educazione a tutti i trucchi e a tutti i funambolismi, davanti al pubblico chemagnava le fusaje (i lupini) e poi tirava le cocce (le bucce) sur parcoscenico al lume di certe lampene (lampade), che er fumo spanneva dapertutto un odore da bottega de friggitore.
Ettore Petrolini
Modestia a parte
|
|
|
|
|
|
|
|
|